La sostituzione di una singola vite è sempre problematica. La nuova pianta si trova oppressa dall'ombreggiamento e dalla competizione per l’acqua e gli elementi nutritivi da parte delle viti adulte che la circondano. Tuttavia è ampiamente condivisa la bontà dell’operazione. Il rinnovamento dei vigneti tramite sostituzione delle piante morte o fortemente deperite è una tattica alquanto diffusa nei vigneti a grande valore storico e sempre più acquista consensi. Per ridurre lo svantaggio delle nuove viti rispetto alle piante adulte si sono sviluppate tre possibilità.
- La prima è rappresentata dall'impiego di barbatelle innestate su un portinnesto vigoroso (per esempio 1103 Paulsen per Centro e Sud Italia, Kober 5 BB per le aree più fresche), proteggendo poi la piantina con appositi ripari detti «shelter» (ben visibili nella foto). Un buono shelter consente anche alla pianta di svilupparsi più in fretta, oltre a ripararla da possibili inconvenienti delle pratiche colturali (diserbo, colpi inferti dalle macchine scavallatrici).
- La seconda strada è rappresentata dall'impiego dei «barbatelloni», cioè di talee innestate e radicate ma con il selvatico più lungo rispetto allo standard. Il punto d'innesto nei barbatelloni rimane circa 60 cm fuori terra, e ciò presenta una serie di vantaggi, tra i quali quello di non doversi piegare a terra per le prime cure. E ovviamente permette di guadagnare in altezza fin dall'inizio.
- La terza strada consiste nel trapiantare viti di due anni allevate in vaso. Barbatelloni e piante in vaso non sono disponibili agevolmente; la cosa migliore è quella di prenotarle un anno per l’altro da qualche vivaista vicino.