Zecca dei boschi: in estate aumentano i casi. Ecco come comportarsi

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la Redazione
7 giugno 2022

Nei mesi estivi non è infrequente venire a contatto in natura con diverse specie di zecche, che possono attaccare anche l’uomo, con potenziali rischi per la salute. Alcune precauzioni e norme di comportamento evitano o minimizzano i danni

La zecca dei boschi è una delle tante specie di questo acaro, ma per l’uomo è sicuramente la più temibile. Durante una semplice passeggiata tra i boschi o in montagna potremmo essere vittime della puntura proprio di una zecca dei boschi (Ixodes ricinus, 2,5-4,5 mm). Si tratta infatti di un acaro che vive sul terreno e sull’erba, prediligendo i climi temperati e le zone umide ai margini dei boschi, le radure e i luoghi vicini ai corsi d’acqua; raramente si trova sopra i 1.500 metri di altitudine.

La sua puntura può rivelarsi pericolosa per l’uomo nel caso si nutra di sangue infetto (con specifici microrganismi patogeni) di animali selvatici come rettili, topi e altri roditori, lepri, volpi, ungulati e uccelli, e di animali domestici che vivono all’aperto come bovini, ovini, equini, cani e gatti. Se infetta, la zecca dei boschi può trasmettere all’uomo malattie che possono avere serie conseguenze qualora non siano curate tempestivamente (per esempio la malattia di Lyme).

Precauzioni utili contro la zecca dei boschi

La zecca dei boschi punge dalla primavera all’autunno inoltrato; non è tuttavia da escludere che sia attiva anche in inverno. Le aree italiane in cui è maggiormente diffusa sono il Nord-Est, l’Emilia-Romagna, la Toscana e la Liguria; possono tuttavia essere interessate anche altre regioni del Nord e del Centro Italia. Stendersi o sedersi direttamente sull’erba è un comportamento poco prudente: meglio proteggersi con un telo impermeabile. È inoltre opportuno indossare pantaloni che coprano le gambe e calze spesse e lunghe, evitando camicie a maniche corte. È poi importante controllare regolarmente cani e gatti di casa che frequentano ambienti rurali o montani e/o che vengono a contatto con animali selvatici. Si raccomanda poi di sfalciare spesso l’erba attorno a casa, perché l’erba alta costituisce uno degli ambienti prediletti da questo acaro.

Cosa fare dopo un’escursione

Dopo una giornata passata in luoghi potenzialmente rischiosi è opportuno controllare attentamente la pelle: la zecca dei boschi è scura e piccola, quindi difficile da vedere. Nel caso di puntura, che non è dolorosa, si verifica un arrossamento circolare della pelle, che tende a espandersi nei giorni successivi (eritema migrante). Si tratta di una lesione molto importante perché, in molti casi, è l’unico sintomo che permette di ipotizzare l’infezione conseguente alla puntura della zecca. Bisogna ricordare che questo arrossamento ed eventuali altri disturbi anche gravi (come mal di testa molto forte, febbre alta, infiammazioni dei nervi, disturbi della sensibilità, difficoltà motorie agli arti, ingrossamento dei linfonodi) possono comparire anche dopo diverse settimane dalla puntura della zecca. Nel caso di arrossamenti sospetti è quindi bene rivolgersi con tempestività al proprio medico curante, che consiglierà gli opportuni accertamenti o vi suggerirà di recarvi al Pronto soccorso.

Malattie trasmesse dalle zecche

Le zecche sono in grado di trasmettere all’uomo diversi microrganismi: protozoi, batteri e virus. Le patologie infettive veicolate da zecche che presentano rilevanza epidemiologica nel nostro Paese sono principalmente:

  • l’encefalite da zecca o Tbe (trasmessa principalmente dalla zecca dei boschi);
  • la malattia di Lyme (trasmessa principalmente dalla zecca dei boschi);
  • la rickettsiosi (trasmessa principalmente dalla zecca del cane);
  • la febbre ricorrente da zecche;
  • la tularemia;
  • la meningoencefalite da zecche;
  • l’ehrlichiosi.

La maggior parte di queste malattie può essere diagnosticata esclusivamente sul piano clinico, ma una pronta terapia antibiotica, nelle fasi iniziali, è generalmente risolutiva in particolar modo per le forme a eziologia batterica. Solo raramente (fino al 5% dei casi) e in soggetti anziani o bambini queste infezioni possono essere pericolose per la vita.

Photo by Michelle Spencer on Unsplash

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