
Le mani sono simbolo di operosità, capaci di grandi e piccoli gesti, di amare e accogliere, di creare utilità e bellezza, di essere parte nel bene, e nel male, dell'esistenza umana. Oggi sono al centro della sicurezza sanitaria
La nostra civiltà si era dimenticata di avere le mani? Quanto le usiamo, ma soprattuto quanto le usavamo prima dell’emergenza del virus? La risposta è proprio lì, sulle mani stesse. Lo dicono i calli, le rughe, i segni e le cicatrici. Talvolta, non è bello farlo notare, i polpastrelli che non ci sono più.
Il lavoro manuale è spesso sinonimo del lavoro della terra e dei suoi frutti. Seminare, trapiantare, potare, raccogliere, ma anche allevare gli animali, dar loro da mangiare e accarezzarli. L’artigiano, in effetti, è colui che «mette mano» alle produzioni della natura per i bisogni e per i comodi della vita. E chissà fin dove si dovrebbe risalire per trovare la radice comune di artigiano e arto, cioè braccio, prolungamento necessario per la creazione.
Forse, in queste settimane di quarantena, le mani hanno ritrovato un po’ delle nostre attenzioni. Quanti impasti sono stati manipolati, quanti giardini sono stati curati. Certo, anche meno mani nei capelli da parte dei parrucchieri; meno carezze e meno abbracci ai propri cari. Come molti ci tengono a precisare: il distanziamento non è sociale, ma fisico. E lo sappiamo bene! «Metti i guanti», «lavati bene le mani» oppure «disinfettale».
Sì, con questa pandemia qualcosa è cambiato anche nel nostro rapporto con le mani. In casa ci stiamo molto di più e le usiamo molto di più, perché meno abbiamo a che fare con quelle degli altri e meglio è. La loro igiene è diventata letteralmente una questione di Stato; ed è bene così, per il bene di tutti.
Lo ricordiamo oggi, 5 maggio, che è proprio la Giornata mondiale dell’igiene delle mani, promossa ogni anno dal 2005 dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e che, brutta fatalità, cade il giorno dopo l’avvio della Fase 2 in questa emergenza. Per questo ce lo dovremo ricordare ancora per chissà quanto tempo.