La rucola selvatica è una pianta poco conosciuta che cresce in tutti i terreni, anche in quelli sassosi. Il suo sapore consente di preparare gustose insalate, ma anche pietanze prelibate
Le rucole appartengono alla famiglia delle Crucifere. Come rucola selvatica sono utilizzate alcune specie: le più conosciute sono la Diplotaxis tenuifolia (che è la più diffusa) e la Diplotaxis muralis. Il nome botanico della rucola coltivata è Eruca sativa. La rucola, a seconda delle diverse località, viene chiamata in altri modi come ruchetta o rughetta, roca, aruca.
Le differenze fra rucola selvatica e rucola coltivata si riconoscono:
- principalmente nella forma delle foglie, che nella rucola coltivata sono arrotondate (nella parte superiore e soprattutto nelle foglie giovani) mentre nella selvatica sono allungate e frastagliate;
- nel colore dei petali dei fiori che nella rucola coltivata è bianco-giallastro con venature marroni, giallo intenso nella selvatica;
- dal ciclo sostanzialmente annuale della rucola coltivata (vegeta, fiorisce e produce i semi nell’arco di un anno), mentre quella selvatica è perenne (vegeta, fiorisce e produce semi per diversi anni).
La rucola selvatica si trova allo stato spontaneo negli incolti, ai bordi delle aree coltivate, prati lontano, comunque, da fonti di inquinamento e ha un sapore più marcato rispetto a quella coltivata e può essere consumata in insalate, patate lesse, pesto, inoltre ha varie proprietà e benefici sulla salute.