La risposta della redazione.
La cicerchia è uno dei tanti legumi oggi poco diffusi e il cui consumo è andato negli ultimi decenni progressivamente restringendosi. Probabilmente non a caso, visto che l’assunzione eccessiva di questo seme (soprattutto nel contesto di una alimentazione monotona e scarsa in vitamine, sali minerali e proteine di origine animale, come si verifi cava spesso nei secoli passati) determina fenomeni tossici di diversa gravità denominati nel loro insieme latirismo (dal nome latino della cicerchia: Lathyrus sativus). Una componente azotata della cicerchia impedisce, infatti, una corretta formazione del tessuto connettivo, indebolisce le fibre elastiche dei tessuti organici ed esercita un’azione tossica sui nervi periferici.
Il risultato inevitabile sono sintomi come disturbi della sensibilità, crampi muscolari, rigidità e stanchezza eccessiva fino ad arrivare a una vera e propria paralisi, soprattutto delle gambe. Nei casi più gravi (ma rari) compaiono disturbi psichici e alterazioni dell’aorta. Occorre ripetere che questa malattia si manifesta in forma grave quando probabilmente coesistono fattori favorenti come, lo ripetiamo, una alimentazione incompleta e monotona. È dunque difficile che oggi, con un consumo moderato e saltuario di cicerchia, si possa arrivare a forme gravi di latirismo. Tuttavia è sicuramente preferibile consumare usualmente altri tipi di legumi.