La risposta della redazione.
Quando si forma un cumulo di compostaggio dopo pochi giorni la temperatura aumenta fino a oltre 50 °C, valore che dovrebbe assicurare, in linea di principio, quella che i tecnici chiamano «igienizzazione» del compost, con la disattivazione dei funghi microscopici capaci di trasmettere malattie. Per precauzione, però, non essendo talora la massa uniformemente riscaldata (anche se si eseguono regolari rivoltamenti), è opportuno non includere nei materiali del compostaggio: – le piante o parti di piante colpite da verticilliosi, fusariosi, marciumi di bulbi e tuberi, marciumi del colletto in genere (soprattutto quelli di lattughe e radicchi), cancrena pedale del peperone, ernia dei cavoli; – i residui della coltivazione dell’asparago, che dovrebbero essere smaltiti a parte (vedi sotto); – la frutta guasta; – le piante affette da virus, anche se questi ultimi vengono spesso trasportati da insetti come gli afidi. Per quanto riguarda l’oidio del pisello, malattia fungina che sovente invade la pianta al termine della raccolta, quando le temperature si innalzano e il tempo è asciutto, si possono usare le piante malate per produrre compost. È però consigliabile far seccare la vegetazione e quindi triturarla per non andare incontro a fenomeni di putrefazione, specialmente se la quantità è rilevante. È sempre consigliabie aggiungere al cumulo altri materiali e, possibilmente, anche i residui degli allevamenti di polli, conigli, ma anche di bovini, equini e ovini. Per eliminare senza rischi le piante malate e non utilizzate nel compost è necessario metterle in una buca profonda almeno una cinquantina di centimetri scavata lontano dalle coltivazioni, coprirle con uno strato di calce in polvere e quindi richiudere la buca con terra.