Messa a dimora e coltivazione: non richiede particolari cure, basta solo evitare luoghi in cui ristagna l’acqua
Il giglio di Sant’Antonio predilige terreno fertile, possibilmente calcareo (non sopporta invece quello acido) e soprattutto ben drenato, perché come tutte le bulbose non tollera i ristagni d’acqua. A differenza degli altri gigli, i cormi di questa specie vanno piantati superficialmente: è sufficiente che siano coperti da soli 5-6 cm di terra; quanto alla distanza tra uno e l’altro, deve essere pari a circa due volte il loro diametro.
I cormi vanno messi a dimora da fine settembre a fine ottobre, in aiole o bordure in pieno sole vangate sino a 15-20 cm di profondità, nelle quali va interrato stallatico in polvere o pellettato alle dosi indicate in etichetta. In breve tempo dal cormo si sviluppa una rosetta di foglie che rimangono verdi e vive anche durante l’inverno. Nel caso di zone a inverno rigido occorre predisporre sull’aiola uno strato di foglie, di paglia o di qualsiasi altro materiale naturale dello spessore di 3-5 cm, al fine di proteggere le foglie dal gelo.
Ai primi tepori di primavera, la rosetta di foglie riprende a crescere e al suo centro inizia a svilupparsi lo stelo fiorale. Se la primavera si presenta siccitosa occorre irrigare le piante, in particolar modo durante la fase di sviluppo dello stelo fiorale; per il resto il giglio di Sant’Antonio non ha bisogno di altre cure.