

Nella conversione in frutteto biologico di un terreno agricolo prima coltivato a mais bisogna innanzitutto considerare che la coltivazione del mais, se non in regime di coltura biologica, si attua sicuramente con l’impiego di concimi chimici e diserbanti distribuiti all’epoca della semina o subito dopo di essa. Trascorsi 5-6 mesi, l’effetto delle concimazioni chimiche si può considerare quasi del tutto esaurito, poiché la pianta di mais è una coltura depauperante del terreno, cioè una coltura che asporta da esso grandi quantità di elementi nutritivi. Sulle colture frutticole impiantate dopo il mais l’effetto residuo del diserbante è da ritenersi del tutto trascurabile; mentre i residui nel terreno, dopo l’asportazione del cereale, possono ancora esistere, seppure in misura estremamente bassa. L’impiego di abbondanti concimazioni organiche, in questo caso del buon letame maturo di 8-12 mesi, potranno molto migliorare la situazione fisicochimica del terreno. Inoltre dobbiamo sempre tenere in considerazione il fatto che l’impianto di un frutteto, sia esso di drupacee o di pomacee, impiega alcuni anni (dai 2 ai 4) a entrare in produzione, per cui certamente a quel tempo non ci sarà nulla da temere. Se il nostro lettore non impiega prodotti di sintesi nella difesa fitosanitaria e usa i concimi utilizzabili in agricoltura biologica può ottenere dal suo frutteto delle produzioni biologiche che potranno essere certificate da un Ente certificatore.