Ci riferiamo a cinque specie diverse di mosche che attaccano le piante da frutto più note. Molti dei quesiti che ci giungono in redazione riguardano i danni arrecati alle produzioni frutticole più diverse da piccoli insetti (Ditteri) definiti con il nome generico di «mosche». Si tratta di danni anche gravi che i nostri lettori vorrebbero evitare ed è per tale motivo qui vi illustriamo le mosche della frutta più pericolose
Innanzitutto, in un’ottica di difesa dalle mosche della frutta, una tecnica molto efficace e non invasiva è l’uso di trappole ad attrattiva visiva con esca alimentare (per esempio Tap Trap®), adatte sia in contesti professionali che hobbistici, poiché garantiscono una buona cattura massale. Vanno posizionate verso maggio-giugno quando l’adulto sfarfalla. Vediamo i cicli di vita di cinque mosche della frutta: delle olive, delle ciliegie, mediterranea, del fico e delle noci.
Mosca delle olive (Bactrocera oleae)
A partire dall’inizio dell’estate, gli adulti cominciano a effettuare delle punture di alimentazione, che si possono riconoscere sulle olivine come cicatrici più scure di forma tipicamente triangolare. Dopo una stasi nel periodo più caldo e asciutto, le mosche riprendono l’ovideposizione alla fine di agosto e continuano aggressive soprattutto in settembre e ottobre. Ci sono numerose generazioni nel corso dell’anno e le drupe infestate evidenziano delle gallerie nella polpa, il foro di uscita delle larve e spesso una marcescenza completa. Nella maggior parte dei casi, le olive colpite cadono. Di norma, gli attacchi più gravi si contano al sud e nelle isole nelle zone temperate della costa, negli appezzamenti irrigati e nelle colture destinate alla mensa, ma anche nelle aree dove le olive persistono per molto tempo sulla pianta con una raccolta tardiva (novembre-dicembre) e nelle annate di cosiddetta «scarica».
La produzione risulta seriamente danneggiata da una forte infestazione perché le olive da mensa che resistono sugli alberi divengono incommerciabili, mentre quelle da olio originano un prodotto di bassa qualità perché acido, poco conservabile e spesso con sentore di muffa.
Mosca delle ciliegie (Rhagoletis cerasi)
La mosca compie una sola generazione all’anno. L’inizio del volo degli adulti è sincronizzato con la maturazione dei frutti e avviene secondo le annate, le località e i versanti di esposizione, dalla metà di aprile alla metà di maggio (con le massime presenze in maggio). Gli adulti si nutrono di varie sostanze zuccherine (melata prodotta da afidi e cocciniglie, essudati ecc.) e, raggiunta rapidamente la maturazione sessuale, nel volgere di alcuni giorni i maschi emettono un feromone che richiama le femmine, anche quelle che si sono già accoppiate da tempo. Avvenuta la fecondazione, la femmina depone un uovo per frutto, entro una ferita compiuta con l’ovopositore, scegliendo i frutti che virano dal verde al giallo (fase dell’invaiatura). Il frutto in cui è avvenuta l’ovideposizione viene marcato con un feromone prodotto dall’intestino della femmina che ostacola nuove ovideposizioni nel medesimo frutto da parte di altre femmine. Ciascuna femmina depone mediamente 40-80 uova, talora un centinaio nelle condizioni più favorevoli.
La larva nasce dopo un periodo di incubazione di 6-12 giorni e completa lo sviluppo in 10-30 giorni, in funzione delle condizioni ambientali, quindi abbandona il frutto infestato e si lascia cadere al suolo per interrarsi e trasformarsi in pupa. In questo stadio rimane fino alla successiva primavera, ma può superare due o addirittura tre inverni. Le infestazioni sono favorite da giornate calde e soleggiate durante il periodo di volo degli adulti. In queste situazioni il danno può interessare una elevatissima percentuale di ciliegie o addirittura l’intera produzione, talora con presenza di più larve entro una singola drupa. L’incompleta raccolta dell’intera produzione può favorire lo sviluppo delle popolazioni della mosca in quanto le ciliegie rimaste sulle piante permettono alle larve presenti in esse di completare lo sviluppo e di originare poi popolazioni di adulti nell’annata successiva.
Mosca mediterranea della frutta (Ceratitis capitata)
Questa mosca è tra gli insetti più dannosi in diverse coltivazioni. Agrumi (arancio, tangelo, clementine, mandarino e pompelmo), pomacee (pero, melo), drupacee (pesco, albicocco, susino), actinidia, kaki, fico, fico d’India e nespolo del Giappone sono le specie da frutto colpite dalla mosca della frutta. Nei piccoli appezzamenti di carattere familiare le sue infestazioni sono aggravate dalla presenza contemporanea di molti fruttiferi suscettibili che le garantiscono una continua riserva alimentare dalla tarda primavera all’autunno inoltrato.
Negli agrumi le infestazioni colpiscono gli agrumi soprattutto in autunno. Le femmine effettuano punture di ovideposizione sull’epidermide dei frutti a partire dall’invaiatura, cioè dal momento in cui i frutti cominciano a maturare cambiando colore ed aumentando il proprio contenuto zuccherino. Le larve, biancastre, scavano quindi numerose gallerie nella polpa del frutto e lo rendono inservibile. Dove avviene la puntura, la buccia cambia velocemente colore e tende ad ingiallire precocemente risaltando sullo sfondo verdastro dell’epidermide. In certi casi, come nelle clementine, i frutti cadono prematuramente a terra (talvolta anche solo per la semplice puntura che non dà seguito ad alcuna ovideposizione).
Nel caso degli altri fruttiferi il frutto infestato si riconosce per le tracce di una piccola ferita in corrispondenza della quale la polpa sottostante finisce più tardi per imbrunire e andare incontro a disfacimento. L’insetto compie diverse generazioni all’anno (6-7 al sud e 2-3 al nord) con popolazioni che raggiungono la massima densità a fine estate-inizio autunno. Le femmine depongono complessivamente alcune centinaia di uova, in piccoli gruppi, entro piccole ferite compiute nei frutti con l’ovopositore. Le larve a maturità abbandonano i frutti e si lasciano cadere al suolo per interrarsi e compiere la metamorfosi.
Mosca del fico (Silba adipata)
L’insetto compie fino a sei generazioni all’anno negli ambienti più favorevoli. Gli adulti si nutrono di sostanze zuccherine (melata secreta da cocciniglie viventi sul fico o su altre piante) o addirittura del latice prodotto dalla pianta e fuoriuscito da ferite accidentali di rametti o foglie. Le femmine depongono gruppetti di uova sotto le scaglie dell’apertura ombelicale dei fichi (l’apertura alla base del frutto), sia acerbi che maturi, anche di quelli già visitati da altre femmine, per cui in un solo fico possono venire deposte alcune decine di uova. Nei fichi acerbi le larve scavano gallerie nei tessuti carnosi (ricettacolo) per poi abbandonarli a maturità aprendosi un foro e lasciandosi cadere al suolo ove si interrano a qualche centimetro di profondità per formare il pupario e trasformarsi poi nel nuovo adulto.
I giovani fichi danneggiati si riconoscono facilmente in quanto presentano uno sviluppo asimmetrico, con la parte meno sviluppata interessata da una colorazione più scura. Più tardi i fichi danneggiati presentano alcuni piccoli fori di fuoriuscita delle larve mature, quindi avvizziscono e cadono. Nei fichi in via di maturazione le larve danneggiano invece gli elementi interni dell’infiorescenza, causandone il disfacimento. I fichi infestati, apparentemente sani fino al momento in cui vengono aperti e riservano la sgradita sorpresa, si deteriorano in poco tempo e risultano, ovviamente, incommestibili.
Mosca delle noci (Rhagoletis completa)
Questa mosca compie una sola generazione all’anno con volo degli adulti che avviene da fine giugno-inizio luglio fino a metà settembre, talora fino a inizio ottobre (massime presenze intorno alla metà di agosto). Gli adulti vivono in genere 40-50 giorni e dopo 1-2 settimane dallo sfarfallamento si accoppiano; le ovideposizioni hanno inizio dopo 2-3 settimane. Le uova vengono deposte, in gruppi di 10-15, entro una ferita (camera di ovideposizione) che la femmina compie nel mallo (la parte molle esterna) delle noci. Una noce è interessata in genere da una sola ovideposizione, raramente da una seconda o da una terza, compiute tutte da una sola femmina. Ciascuna femmina può deporre fino a 400 uova. Le larve nascono dopo 5-6 giorni e si sviluppano in 30-40 giorni, attraversando tre stadi evolutivi.
Raggiunta la maturità fuoriescono dai tessuti del mallo danneggiati per lasciarsi cadere al suolo, interrarsi a 10-15 cm di profondità, impuparsi e trascorrere l’inverno. In tale stato rimangono in genere quasi un anno, ma taluni individui possono rimanere nel terreno anche fino a 3-4 anni. In seguito all’attacco larvale il mallo annerisce e rimane in parte aderente al guscio. Questo rimane indelebilmente macchiato dal liquido nerastro che si forma con il disfacimento dei tessuti del mallo. Il gheriglio delle noci infestate dalla mosca si macchia con il suddetto liquido, avvizzisce e viene invaso da muffe. Le noci sono poi soggette a una forte cascola (distacco) anticipata.