Il sapore pungente e molto piccante rappresenta la caratteristica principale che rende interessante l’utilizzo del rafano in cucina per accompagnare e insaporire numerosi piatti. Un buon motivo per coltivarlo nell'orto
I lavori di coltivazione del rafano
Con la coltura in atto, dopo le prime operazioni di sarchiatura verrà somministrato un concime azotato, tipo nitrato ammonico nelle dosi di 80-120 g per metro quadrato. Con un andamento stagionale molto secco, soprattutto al Centro-Sud, potrebbero essere necessarie irrigazioni di soccorso al fine di mantenere fresco e umido il terreno.
Durante la coltivazione il rafano richiede interventi colturali minimi, finalizzati soprattutto all’eliminazione delle erbe infestanti tramite una periodica sarchiatura, operazione che favorisce l’infiltrazione e la conservazione dell’acqua negli strati in cui si trovano le radici della pianta.
Talvolta può essere necessaria una scacchiatura (eliminazione manuale) dei germogli che si sviluppano poco sopra il colletto il cui eccesso di vegetazione potrebbe ripercuotersi negativamente sulla qualità e grossezza della radice. Nel corso dell’estate occorre procedere al taglio degli scapi fiorali, ove questi si dovessero formare, in modo da favorire il massimo sviluppo della radice. Generalmente negli orti familiari il rafano si coltiva senza nessun intervento antiparassitario.