

Talora, in mancanza di regolari irrigazioni, le giovani piantine di cavolo tendono a piegarsi su un fianco, anomalia detta «ginocchiatura». Questo fatto rende in seguito più complicato il trapianto (aspetto poco rilevante in un orto familiare, ma molto importante per le colture professionali) per cui, una volta messe a dimora, è buona cosa sostenerle con un piccolo tutore. I contenitori alveolati vanno posti in pieno sole, o in una posizione solo leggermente ombreggiata, e i seminati vanno seguiti a mezzo di costanti irrigazioni. È conveniente far assorbire l’acqua dal fondo dei contenitori alveolati – cosa che risulta più semplice da attuare se questi sono di piccole dimensioni (per esempio 15×13 cm, alti 5 cm, per 9 posti) – ponendoli in sottovasi nei quali va versata l’acqua. Gli apporti vanno valutati tenendo conto della temperatura, dell’insolazione e della capacità del terriccio di trattenere l’acqua. Le piante non devono soffrire la siccità, ma neppure avere il terriccio fradicio e soprattutto non deve esserci ristagno nel sottovaso. Le piantine, in linea di massima, sono pronte per il trapianto dopo 30-35 giorni dalla germinazione del seme, cioè quando presentano 4-5 foglie vere. Non bisogna andare oltre i 40 giorni, altrimenti le piantine invecchiano e/o crescono eccessivamente, rendendo più complicato il trapianto, più lungo il tempo per la ripresa vegetativa e di conseguenza anche il ciclo produttivo.